“Sono uno Scrum Master in un team di 6 persone. Abbiamo adottato Scrum circa un anno fa. Mi sono auto-formato leggendo alcuni testi e consultando contenuti online, e ritengo di avere una buona formazione teorica. Nonostante ciò, mi rendo conto che la nostra applicazione del framework “zoppica” e dopo l’entusiasmo iniziale il team partecipa agli eventi in modo spento e poco partecipativo. Sono frustrato e preoccupato perché questa sensazione si sta estendendo anche agli stakeholders e temo che presto inizieranno a contestare il nostro modo di lavorare. Peraltro riconosco che stiamo fallendo spesso il raggiungimento degli obiettivi. Il fatto è che ho ben chiaro cosa dice la Scrum Guide, ma sembra che quanto più cerchi di essere formalmente aderente alle regole, in realtà questo non sortisca alcun effetto positivo. Dove sto sbagliando? O forse Scrum non fa per noi?”
Questa è una delle email che di tanto in tanto ricevo da parte di Scrum Master che stanno incontrando difficoltà nell’applicare la teoria di Scrum al loro contesto reale.
In questo video, con Fabio Panzavolta, affrontiamo il tema del gap fra teoria e pratica di Scrum e proponiamo alcuni approcci che possono aiutare gli Scrum Master ed i team che stanno soffrendo per questa disfunzione piuttosto comune.
Si parlerà anche di Immersion Training di Scrum.org, un approccio alla formazione alternativo rispetto al formato tradizionale, in cui il corso (ad esempio PSM o PSPO) viene frazionato in brevi sessioni che si svolgono nell’arco di diverse settimane: questo consente ai partecipanti di mettere in pratica quanto appreso e di poter quindi fare tesoro dei feedback ed apportare le correzioni del caso con l’aiuto del trainer e della classe. Si tratta di una tecnica formativa particolarmente efficace nel colmare la distanza fra aspetti teorici ed applicativi del mondo Scrum.